«Rosy esibì alla mamma il cestino vuoto giustificandosi così:
“Ho dato il pane agli animali perché avevano fame
e ho mangiato il resto perché avevo fame anch’io.”»
[Rosanna Corrieri, Parole di Pane I ed.]
Tagliata fine è come sposa velata.
Crea alambicchi tra oscure credenze
e vecchi ricordi, peltri e merletti .
Gira e rigira in
cerchi concentrici, sempre
più bianchi, seguendo una scala,
come una strada, fino a
raggiungere il centro:
un tenero cuore !
Luce dalla finestra ti accende e
t’illumina, mentre salti in cucina
e rilasci profumi,
un po’ amari e pungenti,
un po’ dolci e suadenti.
Se con un nome d’ortaggio,
dovessi chiamare una donna
un po’ fata, un po’ maga,
un po’ bianca e dorata,
morbida, erotica che,
col suo aroma prezioso,
suscita lacrime per vicinanza
mai per distanza,
io,
ormai chiuso in una piccola ampolla,
la chiamerei Cipolla!
PANE
Io credo la cultura abbia nel pane
un simbolo d’altissimo valore
nonché nell’umiltà del suo sapore
talvolta il solo senso che rimane.
Rivedo quelle enormi file indiane
per la farina, candido bagliore
assunto poi dal corpo del Signore
in chiese risonanti di campane.
Sento la carestia d’ogni paese
riflessa dall’abuso che traduce
il contraltare delle folli spese.
E vado per la via che mi conduce
di stelle giù per terra ancora accese
seguendo queste briciole di luce.
Marco Fazio